Indice
- Struttura e modalità operative
- Impatto e rappresentazione
- Origini e membri della Banda
- Il rapporto con i Servizi Segreti
- Servizi Deviati
- Rapporti con organizzazioni mafiose
- Indebolimento della Banda
- Declino e fine della Banda
- Documentari e Libri e Film sulla Banda della Magliana
La banda della Magliana, i rapporti con i Servizi Segreti, la strage di Bologna e P2.
La Banda della Magliana è stata la più potente organizzazione criminale mai apparsa a Roma, attiva principalmente tra la fine degli anni Settanta e il 1993. Il nome deriva dal quartiere romano della Magliana, dove risiedevano alcuni dei fondatori, ma il gruppo si estese rapidamente su tutta la città, unificando la frammentata realtà criminale locale, fino ad allora composta da piccoli gruppi detti “batterie” o “paranze”.
Struttura e modalità operative
La Banda si distingueva per aver imposto ai suoi membri un vincolo di esclusività (non era permesso dedicarsi ad attività criminali non concordate con il gruppo) e di reciprocità (i proventi venivano divisi tra tutti, anche tra chi non partecipava direttamente ai crimini: “stecca para pe’ tutti”). Nata da un’idea di Nicolino Selis durante la detenzione, con il contributo di altri futuri boss come Maurizio Abbatino, Franco Giuseppucci e Enrico De Pedis, la Banda riuscì a unificare le diverse anime della criminalità romana e a imporsi come forza dominante.
Attività criminali
Le attività della Banda si sono evolute rapidamente: dalle rapine e sequestri di persona, al controllo del gioco d’azzardo e delle scommesse ippiche, fino al traffico di stupefacenti, diventando la prima vera alternativa romana alla mafia, alla camorra e alla ‘ndrangheta. La Banda era coinvolta anche in riciclaggio di denaro, colpi ai caveau, e aveva legami con la massoneria deviata (P2), settori dei servizi segreti, ambienti politici e gruppi neofascisti.
Legami e collusioni
La Banda della Magliana non operava isolata: aveva rapporti con la camorra di Raffaele Cutolo, con la mafia siciliana (prima Stefano Bontate, poi Pippo Calò) e contatti con la ‘ndrangheta calabrese. Le sue collusioni si estendevano anche a settori deviati dello Stato e della politica, rendendola protagonista o comprimaria di molti misteri italiani, come la strage di Bologna, il caso Moro, la scomparsa di Emanuela Orlandi e il sequestro del duca Grazioli Lante Della Rovere.
Impatto e rappresentazione
La Banda della Magliana ha lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo italiano, tanto da essere protagonista di numerosi libri, film e serie tv, tra cui “Romanzo Criminale”. La sua storia continua a essere oggetto di studi e inchieste, anche per i suoi intrecci con i grandi misteri della storia italiana recente.
La Banda della Magliana rappresenta quindi un caso unico nella storia criminale italiana: un’organizzazione capace di unificare la malavita romana, di stringere alleanze con le principali mafie italiane e di tessere rapporti con settori deviati dello Stato e della politica, diventando protagonista di alcune delle pagine più oscure della storia del Paese.
Origini e membri principali della Banda della Magliana
Origini
La Banda della Magliana nacque nella seconda metà degli anni Settanta a Roma, in un contesto di frammentazione della malavita locale, composta da piccoli gruppi criminali detti “batterie” o “paranze”. L’idea di unificare queste realtà venne da Nicolino Selis, detto “il Sardo”, durante la detenzione nel carcere di Regina Coeli. Fu proprio in carcere che Selis, con il contributo di altri detenuti come Maurizio Abbatino, cominciò a progettare un’organizzazione criminale strutturata, ispirata alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, con l’obiettivo di dominare Roma e i suoi traffici illeciti. La formazione definitiva della Banda avvenne con l’incontro tra i gruppi di Selis, i testaccini guidati da Enrico De Pedis e quelli di Franco Giuseppucci, unificando così le diverse anime della malavita romana.
Membri principali
I membri fondatori e principali della Banda della Magliana ( Vedi Foto ) furono:
Nicolino Selis (“il Sardo”) Vedi Foto : ideatore del progetto di unificazione criminale durante la detenzione.
Maurizio Abbatino (“Er Crispino”) Vedi Foto : uno dei protagonisti della nascita della Banda, attivo in diverse zone di Roma.
Franco Giuseppucci (“il Negro”) Vedi Foto : figura chiave, amico fidato di De Pedis, proveniente da Testaccio.
Enrico De Pedis (“Renatino”) Vedi Foto : capo della fazione testaccina, noto per il suo senso imprenditoriale e per i legami con i poteri forti.
Antonio Leccese, Giuseppe Magliolo (“il Killer”), Fulvio Lucioli (“il Sorcio”), Giovanni Girlando (“il Roscio”), Libero Mancone, Giuseppe Carnovale (“il Tronco”), Vittorio Carnovale (“il Coniglio”) e Edoardo Toscano (“Operaietto”): membri delle batterie originarie che si unirono al progetto.
Danilo Abbruciati ( Vedi Foto ): figura di rilievo con importanti agganci con la mafia e altri ambienti criminali.
Claudio Sicilia ( Vedi Foto ): collegamento con la camorra, imparentato con famiglie camorristiche.
Questi membri, provenienti da diversi quartieri di Roma come Magliana, Testaccio, Trastevere e Ostiense, unirono le loro forze per controllare i traffici illeciti della città, passando da criminali di medio livello a una potente organizzazione criminale.
Il Rapporto con i Servizi Segreti
La Banda della Magliana intratteneva legami ambigui e mai del tutto chiariti con i servizi segreti italiani, in particolare con il SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) e il SISDE (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica). Questi rapporti si inseriscono nel contesto degli anni di piombo, caratterizzati da intrecci tra criminalità organizzata, gruppi eversivi e apparati dello Stato deviati.
Alcuni esponenti della Banda, come Danilo Abbruciati, Renato De Pedis ed Ettore Marognoli, avrebbero avuto contatti con funzionari dei servizi segreti, tra cui figure di spicco del “Centro Roma due” del SISDE, come Mario Fabbri, Giancarlo Paoletti e Vittorio Faranda. Questi incontri, anche in carcere, sono stati oggetto di indagini e processi, con accuse di collaborazione tra la Banda e i servizi, sebbene alcuni imputati siano stati assolti.
Un caso emblematico riguarda Toni Chichiarelli, legato alla Banda, che aveva contatti con un agente del SISDE, Luciano Dal Bello, e che risultò coinvolto in vicende legate al sequestro Moro, suggerendo un ruolo della Banda nelle fasi più oscure di quel caso.
Tra gli aspetti più controversi:
Coinvolgimento in misteri italiani di rilievo: La Banda avrebbe avuto un ruolo nella gestione di eventi come il sequestro Moro, la strage di Bologna, la scomparsa di Emanuela Orlandi e altri casi oscuri, spesso operando parallelamente o in connessione con il cosiddetto “Sid Parallelo“, un ramo deviato dei servizi segreti.
Inoltre, la Banda avrebbe avuto un ruolo in operazioni di intelligence e penetrazione di ambienti terroristici, con testimonianze di ex agenti che confermano l’esistenza di rapporti con esponenti dell’estrema destra e la volontà dei servizi di utilizzare fonti informative legate alla Banda.
In sintesi, i rapporti tra Banda della Magliana e servizi segreti erano caratterizzati da una collaborazione ambigua e funzionale a interessi comuni, che spaziavano dal controllo di ambienti criminali e politici alla gestione di eventi eversivi e misteri italiani, contribuendo a intrecci complessi tra criminalità, politica e intelligence.
Come i servizi deviati hanno usato la Banda per operazioni clandestine
I servizi segreti deviati italiani hanno utilizzato la Banda della Magliana come strumento per operazioni clandestine e attività “sporche” nell’ambito di un più ampio sistema di collusioni tra criminalità organizzata, apparati dello Stato deviati, gruppi neofascisti e servizi segreti. Ecco come si sono concretizzati questi rapporti:
Copertura e protezione: La Banda della Magliana, grazie ai legami con esponenti deviati dei servizi segreti (SISMI e SISDE), otteneva protezioni e impunità per le sue attività criminali, fungendo anche da braccio operativo per azioni non ufficiali.
Partecipazione ad azioni eversive: In alcune occasioni, come evidenziato da indagini e commissioni parlamentari, i servizi segreti usarono la Banda per azioni violente eversive, fornendo armi ed esplosivi o partecipando a operazioni di destabilizzazione politica. Un esempio è il coinvolgimento in arsenali e attentati, con la Banda che agiva come intermediaria o esecutrice.
Depistaggi e manovre oscure: I servizi segreti, in collaborazione con la Banda e la loggia P2, misero in atto depistaggi nelle indagini su stragi come quella di Bologna, utilizzando anche armi e materiali riconducibili alla Banda per sviare le indagini.
Intermediazione con gruppi neofascisti e terroristi: La Banda, tramite personaggi come Massimo Carminati, fungeva da collegamento tra servizi, criminalità e gruppi neofascisti, facilitando operazioni clandestine e gestendo contatti riservati.
Addestramento e logistica: Alcuni collaboratori di giustizia hanno riferito di campi di addestramento paramilitari organizzati da uomini dei servizi segreti, a cui avrebbero partecipato anche affiliati della Banda e di altre mafie, per attività di guerriglia e terrorismo.
In che modo la Banda della Magliana si collegava con altre organizzazioni mafiose
La Banda della Magliana si collegava con altre organizzazioni mafiose italiane attraverso una rete di rapporti e collaborazioni che le consentivano di consolidare il proprio potere e ampliare le attività criminali. In particolare:
Rapporti con la Camorra: La Banda manteneva contatti diretti con Raffaele Cutolo e la sua Nuova Camorra Organizzata, con cui collaborava soprattutto nel traffico di droga e in altre attività illecite. Alcuni membri della Banda erano considerati i referenti per i rapporti con la camorra.
Legami con Cosa Nostra: Il gruppo di Enrico De Pedis, uno dei capi della Banda, era più vicino ai siciliani, in particolare a esponenti di spicco come Stefano Bontate e successivamente Pippo Calò. Questi rapporti facilitavano l’approvvigionamento di droga e altri affari.
Collaborazioni con la ‘Ndrangheta: La Banda intratteneva rapporti con alcune ‘ndrine calabresi, in particolare con i De Stefano di Reggio Calabria e i Facchineri di Cittanova. Questi contatti erano funzionali soprattutto al traffico di sostanze stupefacenti e al riciclaggio.
Intermediazione e mediazione: Massimo Carminati, figura chiave legata alla Banda e ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), svolgeva un ruolo di collegamento tra la Banda della Magliana e gruppi neofascisti, facilitando anche rapporti con altre organizzazioni criminali e terroristiche. Un episodio emblematico fu la sua mediazione nel 1979 per la liberazione di un camerata sequestrato dalla Banda.
Legami con settori deviati dello Stato e della massoneria: La Banda intrecciava rapporti con esponenti della massoneria, servizi segreti deviati (SISMI, SISDE), e gruppi eversivi di destra, che le garantivano protezione e favori, oltre a coinvolgimenti in vicende oscure della storia italiana come il caso Moro e la strage di Bologna.
In sintesi, la Banda della Magliana si configurava come un organismo criminale che, pur essendo originario di Roma, operava in stretto collegamento con le principali mafie italiane (Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta), con gruppi neofascisti e con settori deviati dello Stato, creando una rete di alleanze e complicità che le permetteva di controllare ampi settori del crimine organizzato e di influenzare eventi di rilievo nazionale.
Fattori che hanno indebolito i legami tra i membri
Fattori che hanno indebolito i legami:
Conflitti interni e lotte di potere: Divergenze su affari, leadership e spartizione dei proventi portarono a faide sanguinose e omicidi tra membri.
Pressioni esterne: Indagini della magistratura, arresti e collaborazioni con la giustizia (pentiti) minarono la fiducia reciproca.
Differenze di interessi e strategie: Alcuni membri privilegiavano certi traffici o alleanze, creando divisioni.
Rivalità personali: Ambizioni individuali e tradimenti indebolirono la solidarietà originaria.
In sintesi, i legami tra i membri della Banda della Magliana furono inizialmente forti grazie a regole interne rigorose, interessi comuni e rapporti personali, ma nel tempo furono indeboliti da conflitti interni, pressioni giudiziarie e rivalità, che contribuirono al declino dell’organizzazione.
Declino e fine
Il declino della Banda iniziò con le faide interne e l’uccisione di alcuni suoi capi storici, come Franco Giuseppucci e, più tardi, Enrico De Pedis. Solo con il pentimento di Maurizio Abbatino si arrivò a una svolta giudiziaria, culminata in processi che svelarono la struttura e i crimini della Banda. L’organizzazione perse progressivamente il controllo delle attività illecite romane, anche per l’intervento delle forze dell’ordine e la collaborazione di alcuni ex membri con la giustizia.
I capi della Banda della Magliana sono morti principalmente in agguati e omicidi legati alle faide interne e ai contrasti con clan rivali.
Franco Giuseppucci, uno dei fondatori e capi storici, fu ucciso il 13 settembre 1980 in un agguato a Piazza San Cosimato, Trastevere, da esponenti del clan rivale dei Proietti, noti come i “Pesciaroli”.
Enrico De Pedis, detto “Renatino” o “Il Presidente”, capo dei Testaccini, fu assassinato il 2 febbraio 1990 in via del Pellegrino a Roma. Fu freddato da due killer mentre guidava la sua moto, in un omicidio legato a vendette interne della banda dopo la morte di un altro membro, Edoardo Toscano.
Altri membri importanti come Maurizio Proietti (“Il Pescetto”) furono uccisi in scontri armati con clan rivali, come avvenne il 16 marzo 1981 durante uno scontro a fuoco a Monteverde.
Questi omicidi furono parte di una lunga serie di violenze e vendette che caratterizzarono la storia della Banda della Magliana negli anni ’70 e ’80, segnando la fine violenta di molti dei suoi capi e affiliati.
Documentari , Film e libri
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